Vulvododinia: patologia diffusa che colpisce il 12-15% delle donne
La vulvodinia è un disturbo descritto come bruciore e/o dolore persistente della vagina e/o nella zona che la circonda, senza che sia presente alcun segno o lesione visibile che lo giustifichi.
Il dolore cronico vulvare, o vulvodinia, è una patologia abbastanza diffusa che colpisce donne di tutte le età e può essere invalidante. Nonostante sia frequentemente osservata nella pratica clinica quotidiana, resta un disturbo trascurato e può richiedere anche molti anni per essere correttamente diagnosticata.

La terapia della vulvodinia non è legata ad un protocollo terapeutico standardizzato e l’impostazione della cura deve essere personalizzata in relazione alle peculiarità di ogni paziente.
Il protocollo terapeutico normalmente prevede i seguenti passaggi:
- eliminare o almeno attenuare gli stimoli infiammatori che iperattivano i mastociti attraverso interventi farmacologici e analgesici locali o sistemici, e una modificazione dello stile di vita.
- In alcuni casi può essere utile l’uso di antidepressivi o ansiolitici.
- Quando indicato un supporto psicologico.
- Fisioterapia.
Nella mia esperienza clinica ho potuto constatare che nella maggioranza dei casi il dolore/bruciore non è provocato soltanto da una contrattura del pavimento pelvico ma dalle zone circostanti che sono andate in disfunzione. A causa del dolore si assumono posture antalgiche che influenzano negativamente il lavoro del diaframma, dei muscoli del tronco, e dei visceri addominali.
Il diaframma (pavimento pelvico e diaframma) contratto a sua volta, come in una catena, porta in disfunzione altre parti del corpo come la cervicale, il bacino, le anche, fino all’appoggio del piede.



La tensione fasciale muscolare e viscerale può a sua volta comprimere il “passaggio” dei nervi con conseguente dolore e di nuovo aumento della contrazione muscolare. In questa situazione si crea una complicata matassa che deve essere sciolta a ritroso fino ad arrivare al pavimento pelvico.
Con le cure locali si può solo attenuare il sintomo che inevitabilmente ritornerà a causa delle problematiche globali (vulvodinia: stress, microbiota e ormoni).
La terapia deve orientarsi a 360 gradi su fattori predisponenti e precipitanti (lo stato infiammatorio cronico si può estendere ad altri organi addomino-pelvici).
Per la diagnosi:
- Ascolto dei sintomi riportati dalla donna.
- Anamnesi ed esame obiettivo.
- Mappatura del dolore (localizzazione e intensità).
- Valutazione globale anatomo-funzionale dei muscoli.
Con una diagnosi precoce si può aumentare in misura significativa la probabilità di una guarigione completa.


Il mio approccio

Per quanto riguarda l’aspetto fisioterapico riabilitativo l’approccio che uso è globale. Prima di lavorare sul pavimento pavimento pelvico bisogna valutare la postura, l’articolazione temporo-mandibolare, la colonna vertebrale, il diaframma, i muscoli del tronco, il bacino e i piedi (appoggio e punti attivi della riflessologia plantare). Lo stato infiammatorio, la risposta ormonale del corpo allo stress, le posizioni o le posture antalgiche, provocano uno scompenso “a cascata” sulle varie parti del corpo con l’aggiunta di altre problematiche che come in un circolo vizioso portano il peggioramento della situazione iniziale.
Agendo sui vari aspetti della patologia (sempre in equipe) si cercherà di invertire la rotta rendendo il circolo dei sintomi virtuoso continuando a valutare e trattare tutti gli aspetti citati sopra nel loro insieme.