
Lo sport o in generale l’attività fisica, è un argomento molto discusso nelle problematiche del pavimento pelvico con pareri di solito discordanti.
I muscoli pelvici lavorano in sinergia con i muscoli addominali e permettono una giusta distribuzione della pressione all’interno della cavità addominale. Se questo meccanismo è corretto la colonna vertebrale opererà in maniera ottimale.
La sincronizzazione tra pavimento pelvico, addominali e diaframma è fondamentale per il corretto funzionamento del corpo umano. Il diaframma respiratorio infatti è strettamente collegato al
diaframma pelvico (diaframma e benessere). Durante la respirazione (pensiamo ad es. ad un colpo di tosse) può essere osservato un movimento simmetrico del pavimento pelvico.
Quando il corpo non lavora in maniera adeguata, a causa di posture scorrette o per sollecitazione eccessive, si irrigidisce portando la regione perineale ad essere vulnerabile e ad essere terreno fertile per varie disfunzioni.
E’ stato dimostrato che gli aumenti della pressione intra-addominale dati da salti, movimenti intensi (pesistica) possono essere la causa della comparsa di problematiche a carico del pavimento pelvico. Durante l’appoggio del retropiede, l’urto del tallone al suolo provoca lo sviluppo di una forza da 1.5 a 3 volte il peso corporeo, in base alla velocità di corsa. Tali impatti protratti nel tempo, richiedono un perfetto controllo muscolare, in quanto, possono provocare disfunzioni perineali. Quando il diaframma si abbassa, contemporaneamente si abbassa anche il pavimento pelvico, garantendo la stabilità del tronco e mantenendo inoltre la continenza urinaria durante la respirazione o la tosse. In campo osteopatico sono considerati tre i diaframmi: il tentorio del cervelletto (un lembo di dura madre che separa il cervelletto dai lobi occipitali del cervello), il diaframma toracico e il diaframma pelvico (il cosiddetto pavimento pelvico) e sono tutti in stretta correlazione durante il movimento.

La riabilitazione del pavimento pelvico non consiste solo nel rinforzare la muscolatura ma nella maggior parte dei casi nel rilassarla, distenderla e rieducarla alla giusta sincronia con il resto del corpo.
Nelle atlete, per esempio, spesso il perineo non è debole ma è ipertonico e la muscolatura risulta rigida e affaticata. Anche nella VULVODINIA a causa del dolore o delle posture antalgiche c’è spesso rigidità e contrattura della muscolatura pelvica piuttosto che debolezza.
La contrattura e il dolore portano ad avere una intrarotazione delle anche con conseguente variazione negativa sull’appoggio del piede. Da qui ne consegue un circolo vizioso costituito da bruciore/contrattura/nevralgia/bruciore. Per spezzare questa catena è imprescindibile un approccio riabilitativo globale.
Studi e ricerche hanno accertato che la distensione del pavimento pelvico può influire sulla postura o meglio l’equilibrio in postura, che se scorretto può causare torsioni e rigidità accentuando processi infiammatori e dolori cronici.
Contrariamente a quanto si pensa il pavimento pelvico non è un muscolo che interessa solo l’area relativa al bacino, ma fa da asse portante all’intero corpo avendo una funzione attiva costante. Quando andiamo in carico su una gamba i muscoli del pavimento pelvico contribuiscono alla funzione propriocettiva dell’equilibrio e non solo alla funzione di continenza. Per questo alcuni pazienti hanno perdite di urina mentre corrono perché la muscolatura “si concentra “ sulla funzione di stabilità dell’appoggio e non sulla contenzione.
Come possiamo vedere nella foto ogni paziente ha una sua postura con conseguente adattamento dei muscoli ( diaframma, pavimento pelvico, addominali, paravertebrali, occipitali etc). Nell’iperlordosi lombare (esempio 2) il bacino ruota in avanti e le forze di carico vanno nella parte anteriore del pube dove risiedono vescica e utero con continue compressioni anteriori a discapito di questi organi. Nei pazienti con riduzione delle fisiologiche curvature della colonna (esempio 3) c’è un’azione di compressione trasversale (la vescica viene compressa) tra addominali e lombari con conseguente stimolazione ad urinare e contrazione dei muscoli perineali per trattenere lo stimolo.
Proprio queste valutazioni ci portano a capire meglio come tutto il corpo nella sua globalità tende a reagire all’errato lavoro muscolare o al forzato compenso a causa del dolore. Anche qui sottolineo come un approccio troppo selettivo, e non globale, può migliorare momentaneamente la sintomatologia con continue recidive.

Conclusioni
Se un paziente ha una frattura della gamba non gli si prescrive di non camminare e fare esercizio fisico ma in maniera graduale si riabilita l’arto e le sue funzioni portandolo gradualmente alla normalità. Lo stesso concetto deve essere associato alle disfunzioni del pavimento pelvico. Negare il movimento e “terrorizzare” i pazienti impedisce il ripristino delle funzioni fisiologiche ad esso associate e va ad esacerbare le problematiche descritte in precedenza. Nonché toglie tutti i benefici neurofisiologici che apporta lo sport al corpo umano che sono fondamentali per la guarigione.
Dopo un attenta valutazione globale della postura, dell’appoggio del piede, della sincronia diaframma-addome-perineo, è fondamentale:
- Una presa di coscienza di tutta la muscolatura interessata.
- La rieducazione propriocettiva.
- Rilassamento/massaggio/distensione del perineo.
- Trattamento di possibili trigger-point (trigger point e dolore pelvico).
- Relelease miofasciale.
- Lavoro viscerale osteopatico.
- Ripristino della sincronia diaframma-addominali-pavimento pelvico.
- Reinserimento graduale nell’attività fisica e nello sport.
Nel moderno concetto di fisioterapia, l’approccio è integrato, globale e valuta il problema nella sua interezza e ricerca in più metodiche e punti di vista la migliore strategia terapeutica da mettere in atto sulla persona.